50 sfumature di libertà
- Susanna D'Aliesio
- 18 apr 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Un mattina l'agenzia fotogiornalistica per cui lavoravo all'epoca mi chiese se fossi disponibile per uno shooting. I miei committenti la introdussero come una cosa semplice, lui era un professionista del settore che avrei dovuto fotografare in azione e infine con una copia di Cinquanta sfumature di grigio. Si, purtroppo eravamo nel mezzo del boom editoriale del romanzetto immaturo e misogino di E. L. James e mi convinsi che anche il mio soggetto fosse uno scrittore. Aggiunsero che qualora lo avessi ritenuto opportuno il fantomatico autore avrebbe portato delle modelle. Per fare cosa? - chiesi io. Per dimostrare quello che fa! – risposero dall'altro capo della cornetta. Quando gli chiesi ulteriori spiegazioni mi dissero - Ah, non te l'abbiamo detto, lui e' un Maestro di Bondage! Ammetto che all'epoca non avevo la benché minima idea di cosa fosse il bondage ma accettai di scattare il servizio e passai la notte documentandomi sul tema leggendo articoli, ascoltando interviste e componendo delle foto per la mattina seguente. La mattina dello shooting ricevo una telefonata da un Mr. Bondage in preda al panico che mi avverte che le sue modelle non sarebbero state disponibili e che avrei dovuto risolvere io. Tutti dovrebbero avere le amiche che ho avuto io quel giorno, poche ore dopo eravamo allo shooting per condividere un'esperienza che non avremmo dimenticato facilmente. La tensione era palpabile, la proposta di lui di andare a prendere un caffe' prima di entrare nel suo appartamento rese il ghiaccio impossibile da sciogliere. Salimmo nel suo "covo" lanciandoci sguardi pieni d'interrogativi e quando entrammo in quella che sembrava solo una casa disordinata tirammo un sospiro di sollievo. Mr. Bondage ci fece accomodare di buon grado ma fu proprio in salone che capimmo quanto avanti avessimo messo il carro rispetto ai buoi. Dai pensili pendevano mazze chiodate, frustini e spadoni di ogni fattura e grandezza. Restammo sulla soglia per un attimo, incerte se spaventarci o vederne il lato comico. Intanto Mr. Bondage nel tentativo di darsi un tono inizio' a sciorinare i risvolti filosofici dell'ultima moda del momento. Tentando di avvalorare le sue tesi continuava a mostrarmi libri che ritraevano donne immobilizzate, sospese, incaprettate, strizzate da grezzi ma mai disarmonici legacci. Vedendo quelle foto mi passavano per la testa mille interrogativi, perché delle donne del XXI secolo si sottoponevano liberamente a farsi ridurre così? Quale tipo di piacere si può provare nell'infliggere o nel provare dolore? Mi chiedevo se stessi affrontando la cosa da un punto di vista sbagliato, se la mia mente piena di pregiudizi mi impediva di cogliere il significato profondo di una pratica che sembrava solo essere sessista e antidiluviana. Terminata la prima sessione di scatti lascio che Mr. Bondage mi elargisca un altro caffe' meditativo e facciamo un secondo tuffo nel suo mondo. Mi spiego' che le posizioni costrittive che avevo visto nelle foto erano frutto di una scelta volontaria da parte di entrambi, sigillata da un contratto più o meno silente tra Sottomessa/o e Dominatore. La prima parte concede la sua totale fiducia in cambio della promessa di non abusarne. Nonostante la sua idilliaca descrizione di una pratica che si svolge nell'assoluto rispetto dei partecipanti in me balenò l'idea di un pazzo che potrebbe non fermarsi alla parola di sicurezza. E che l'essere legata da testa a piedi non sia una posizione molto intelligente in cui mettersi con un sadico con un oggetto contundente in mano. Hai voglia a gridare “marmellata” a squarciagola. Evidentemente qualcosa in lui scattò e mi propose un nodo più complesso da dimostrare sul corpo della mia santa amica. Gli accordi erano di non stringere, ovviamente, avendo a che fare con persone che (chissà come mai) non traevano alcun piacere dall'essere legate. Ad ogni passaggio i nodi si stringevano sempre di più e il senso di costrizione opprimeva sia la mia amica che me nel vedere legata una persona a cui tenevo. Terminammo lo shooting poco dopo, in fretta e furia e scappammo diplomaticamente da quella casa. Ancora oggi il pensiero di quella giornata è indelebile e ho pensato spesso al senso di oppressione che mi ha lasciato. Ho pensato spesso al motivo che spinge tante persone a praticarlo. Ovviamente non ci sono statistiche a riguardo ma si può stimare che in Italia circa quattro milioni di adulti praticano sesso estremo e, a differenza degli stereotipi mediatici che promuovono il bondage come la sopraffazione dell'uomo sulla donna, la realtà del mercato BDSM rivela una più importante vendita di prodotti femdom, in cui e' la donna a dominare sull'uomo. Nel bondage si recita a soggetto e le dinamiche tra dominio e mortificazione danno vita ad un gioco di dolore indispensabile per accedere al piacere e alle emozioni. E' un'esorcismo delle paure più profonde, del senso di colpa, dell'abbandono, della paura di amare. Forse tutti noi cerchiamo un modo per sopravvivere ai nostri traumi e il bondage, per alcuni, può essere davvero un mezzo per sentirti libero anche quando sei legato come un capretto.

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